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Don Filippo Dibello: la mia storia vocazionale

Durante le “15 visite” alla Madonna di Lourdes, con una bellissima iniziativa, don Maurizio Caldararo - parroco dell "SS. Nome di Gesù" - ha voluto invitare a celebrare le messe vespertine alcuni giovani sacerdoti diocesani che hanno ricevuto l’ordinazione presbiterale negli ultimi tre anni. Tra loro anche don Filippo Dibello, giovane 25enne monopolitano che, in quella che è una storia da raccontare, ha donato la sua vita al Signore.

Contattato dal NOCI gazzettino, don Filippo attraverso un suo scritto ha ripercorso la sua storia vocazionale, una scelta fatta di fede e di ringraziamento.

Non c’è un momento preciso in cui ho sentito questa chiamata alla Consacrazione Presbiterale, ma pian piano, attraverso vari momenti della mia vita la presenza del Signore si è fatta chiara. Nella mia esperienza di fede il Signore mi è stato sempre accanto, soprattutto nei momenti più bui e tristi della mia vita; mi riferisco a situazioni di dolore e sofferenza che ho dovuto affrontare. In questi momenti l’unico punto di riferimento e di appoggio sui quali potevo contare è stata la fede in Dio e la mia famiglia.

Tutto ha inizio dall’età di sei anni circa, quando nel mese di Maggio ebbi un problema di respirazione e in poco tempo finii in coma. Onestamente, non sono mai riuscito a comprendere le cause di questo mio essere in quella situazione, ma certamente era collegato ad un problema di respirazione. Non riuscivo più a respirare. Ho qualche ricordo, un po' sbiadito, di questo periodo. Finito in coma ci sono rimasto per qualche settimana. La situazione non migliorava, anzi più passavano i giorni e più la situazione diventava instabile. Arrivò una mattina, quella fatidica, dove non davo più segni di vita. E nel racconto che mi è stato fatto, le speranze erano ormai perse perché non riuscivo più a dare alcun segno di vita. Quando tutto sembrava ormai spento e concluso, è da lì che forse è tutto nato. Si, all’improvviso il cuore riprese a battere e questo sembrava strano agli occhi di chi era lì. La cosa più strana però è questa: quella mattina dove ho chiuso e riaperto gli occhi alla vita era il ventisei maggio e, in questo giorno la Chiesa ricorda un grande Santo: San Filippo Neri, non a caso il Santo con il mio stesso nome. Ogni anno, il giorno della memoria di San Filippo, per me diventa l’occasione per lodare e ringraziare il Signore per il dono della vita, perché in quel giorno mi risvegliai dal coma e, la mia vita pian piano ritornò alla normalità.

Crescendo, pian piano, iniziai a percepire in me il desiderio di voler intraprendere un cammino dove poter seguire Cristo in tutto. Entrato in seminario ho avuto la possibilità di educarmi e formarmi in maniera sempre più gioiosa in questa sequela. Ma non è stato tutto così semplice!

Anche qui ci sono stati tanti momenti in cui la mia fede ha dovuto attraversare momenti bui assieme anche ad altri eventi che riguardavano la mia vita. Durante il seminario si iniziavano ad affacciare in me altri desideri, che non volevo escludere. Innanzitutto il sogno di diventare un calciatore, sognavo una bella vita, di successo. Un pomeriggio, giocando a calcio in seminario, all’improvviso iniziai ad avere in campo un forte prurito su tutto il corpo, mi sentivo debole, percepivo difficoltà nel respirare e iniziai a gonfiarmi dappertutto. Stavo avendo uno shock anafilattico che, grazie a Dio e a chi mi ha aiutato è stato bloccato attraverso dosi di cortisone. Questo mi demoralizzò tantissimo, tanto da lasciar andare via quel sogno che si era affacciato. D'altronde mi si diceva “non hai fatto la scuola calcio”… Andando avanti con il mio percorso in seminario e arrivava il tempo degli esami di stato. In quel periodo avevo già la mezza intenzione di terminare questo cammino per inseguire un’altra passione, cioè l’ambito tecnologico- informatico. Erano le due di pomeriggio, quando terminai gli esami e, sotto il caldo afoso di luglio, mentre tornavo a casa feci un incidente con la mia macchina. Mi schiantai contro un muretto di cemento armato. Sarà stata l’adrenalina degli esami conclusi, non so. La macchina, quella fiat seicento era inguardabile, in quanto l’impatto fu frontale, ed essendoci una doppia curva, la macchina per il forte impatto si trovò dietro questa seconda curva, dove in quel momento passò un furgone bianco che giustamente non vedendomi fece in tempo a sterzare e mi prese la fiancata destra della macchina. Lì presi un forte colpo al collo e la cintura di sicurezza che indossavo, mi salvò la vita. Scesi dalla macchina e, quello che volevo fare in quel momento, pieno di dolori, era scappare via, ma non ne avevo la forza. L’estate iniziava non bene. Dopo qualche settimana di assenza totale a me stesso, decisi di iniziare un pò di giorni di vacanza al mare. È fu così che, di domenica andai a mare a Monopoli con la mia famiglia. Insieme ai miei fratelli e sorelle ci divertivamo a fare una gara di tuffi. Feci il primo, il secondo, e poi decisi di tuffarmi di testa. Fatto il tuffo andai a sbattere non so come, contro uno scoglio in acqua. In quel momento non ci capii tanto, ma uscito dall’acqua iniziai a sanguinare dalla testa e ad avere un giramento di testa.

Immaginate voi, come mi sentivo. Abbastanza triste e confuso. Intanto, mi portarono al pronto soccorso e mi misero i punti in testa. Un’estate abbastanza strana, ma certamente in quella calda estate io ho avuto la possibilità di sentire Dio! Sì, alle mie tante domande di senso profondo, di vita, di felicità, che non trovavano risposte, solo Dio con la sua silenziosa ma forte presenza è riuscito a darmi un portale di luce e di speranza. Oggi rileggo tutto ciò che mi è successo in una chiave di salvezza, Dio mi ha salvato! Dio mi dona la vita, e continua a farlo, ogni qualvolta mi sento un pò triste! L’esperienza di Dio che io vivo è quella di un Dio Salvatore. E questa voglio portare agli altri. Ho deciso di donare la mia vita a Lui, perché solo Lui ha saputo dare consistenza a quelle domande che mi frullavano in testa. Lui mi ha rialzato, a Lui voglio donare tutto. Essere prete oggi, è bello! Mi riempie di una grande gioia… voglio portarlo a tutti”.

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